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Verso
la metà del 1800 alcune società industriali, per evitare di
importare la materia dall'estero, cominciarono ad impiantare, al nord, numerose
fabbriche di cemento.
In Italia nel 1893 la società anonima "Calce e Cementi"di Casale Monferrato iniziò la ricerca di calcare marmoso in Toscana e nel Lazio e, dopo averlo trovato a Civitavecchia, nel 1896 iniziò i lavori per la costruzione della cementeria in un appezzamento di terra tra la ferrovia e la polveriera. La cementeria iniziò la produzione in due forni verticali e con le pietre scavate lungo il percorso del torrente Fiumaretta fino alla località Santa Lucia.
Nel 1911 il numero dei forni arrivò a 16, ma nel 1912 un incendio distrusse gran parte dello stabilimento che fu però subito rimesso in sesto. Intanto l'iniziale forza motrice dei forni a gas venne sostituita con l'energia elettrica e il sistema di trasporto a mezzo carro venne sostituito dalla trazione a vapore mediante carrelli trainati a motore, in una ferrovia a scartamento ridotto. Nel 1918 la cementeria, a causa di una fusione, passò sotto la proprietà della società italiana "Cementi e Calce"di Bergamo di proprietà del Cavaliere Cesare Pesenti; in seguito il nome fu cambiato con quello di Società Anonima "Italcementi". |
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Dopo il 1922 venne aperta in località Monte Ferrara (da allora in poi chiamata "Sassicari") una cava di pietra che ancora oggi caratterizza il paesaggio di Civitavecchia e da cui partiva una teleferica, lunga 7 km, che collegava la fabbrica con la cava. | ||||||||||||||||||||||||||||
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Nel 1930 circa, cambiarono le tecniche di lavorazione del cemento e i vecchi forni verticali furono sostituiti dai forni rotanti che diedero luogo alla costruzione delle due ciminiere fumanti ancora oggi visibili. Nello stesso tempo, nel 1931, grazie alla costruzione ferroviaria della linea Civitavecchia - Capranica - Orte il cementificio fu dotato di un raccordo ferroviario che permetteva ai carri merci di entrare dentro la fabbrica. Inoltre nel 1932, dopo lunghe ricerche sui materiali e sulle tecnologie produttive, iniziò la produzione su vasta scala dei cementi bianchi. |
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Lo stesso stabilimento fu poi seriamente danneggiato dai bombardamenti degli alleati, ma cessata la guerra gli operai stessi si adoperano per la ricostruzione e, dopo un periodo di commissariamento alleato, la fabbrica passò di nuovo sotto il controllo della società bergamasca; nonostante ciò, nel maggio 1945, l'Italcementi riconoscebbe la presenza al suo interno di una commissione operaia che ebbe ruolo importante nella ricostruzione. L'attività della cementeria riprese a tempo di record in meno di una quarantina di giorni dalla fine della guerra diventando sempre di più una realtà economica importante, tanto da far sorgere dopo la guerra, nelle sue vicinanze il primo nucleo di espansione urbanistica della città attorno ai terreni della Polveriera. Lo stabilimento diventò sempre di più una realtà importante non solo per Civitavecchia, ma anche per il comprensorio vicino alla Tuscia e nel 1959 occupava circa 370 dipendenti. Il 1959 fu anche l'anno caldo della storia delle relazioni sindacali della cementeria a causa di una progressiva politica di riduzione occupazionale operata dalla dirigenza. Il licenziamento da parte di quest'ultima di 70 operai fu la scintilla che fece scatenare l'occupazione dello stabilimento e la solidarietà della città nei confronti degli operai in lotta. La vertenza fu risolta con un ritiro di gran parte dei licenziamenti, esclusi quelli di operai ormai prossimi al pensionamento. La fabbrica rimase una realtà produttiva importante della città negli anni '60 e '70 diventando uno dei centri fondamentali nella produzione del cemento bianco, materiale tra i più pregiati per l'utilizzo nei vari processi produttivi dell'edilizia. L'aspetto visivo della città rimane caratterizzato ancora oggi dalla presenza delle due ciminiere del forno anche se la produzione è nettamente calata e lo stabilimento occupa circa 50 operai ed è utilizzato come magazzino e deposito di cemento prodotto da altre cementerie della società Italcementi in Italia. Come tutte le attività industriali anche la fabbrica ha avuto un notevole impatto ambientale nella realtà della città e la finissima polvere residua della lavorazione, nonostante gli interventi della azienda per l'installazione dei filtri, rimane un elemento importante con cui gli abitanti di Civitavecchia, in particolare quelli residenti vicino allo stabilimento, hanno dovuto fare tristemente i conti. |